Il supporto al RUP quale efficace volano di project management
Orario
10:00
Abstract
Italiano
Con l’aggiornamento del nuovo Codice dei contratti pubblici dovuto al D.lgs.56/2017 e s.m.i., e la nuova versione delle Linee guida n°3 del 2017 di attuazione dell’articolo 31 del nuovo codice appalti sulla nomina, ruolo e compiti del Responsabile unico del procedimento per l’affidamento di appalti e concessioni, si vogliono trarre possibili orizzonti di applicazione per il project management nella gestione dei contratti pubblici in Italia per renderne concreta ed efficace la sua azione anche attraverso l’utilizzo di specifiche figure quali il supporto al RUP.
Per la prima volta, se si esclude una modesta citazione (allegato O) del Regolamento di attuazione D.P.R. 207/2010 ora in parte abolito, con l’avvento delle LG n°3 del 2016, di attuazione del D.lgs. 18 aprile 2016 n°50, poi aggiornate al d.lgs. 56/2017 con deliberazione del Consiglio n. 1007 dell’11 ottobre 2017, la disciplina del project management è diventata protagonista per la figura del RUP; in particolare ora, nell’aggiornamento alle stesse, ha perso la veste formale di “qualifica” ed è diventata esclusivamente materia di formazione professionalizzante per la figura del RUP secondo gli standard nazionali ed internazionali con annessa verifica di apprendimento visto che viene prescritto espressamente la frequenza con profitto. Gli stessi standard non possono che fare riferimento in particolare alla norma UNI ISO 21500 (l’unica al momento definibile, come dal titolo, sia nazionale che internazionale) sia ad altri standard riconosciuti de facto sul mercato, promossi da associazioni di settore (quali PMBOK, ICB) o aventi analogo riconoscimento quali “metodi” più specifici (PRINCE2).Per la prima volta, se si esclude una modesta citazione (allegato O) del Regolamento di attuazione D.P.R. 207/2010 ora in parte abolito, con l’avvento delle LG n°3 del 2016, di attuazione del D.lgs. 18 aprile 2016 n°50, poi aggiornate al d.lgs. 56/2017 con deliberazione del Consiglio n. 1007 dell’11 ottobre 2017, la disciplina del project management è diventata protagonista per la figura del RUP; in particolare ora, nell’aggiornamento alle stesse, ha perso la veste formale di “qualifica” ed è diventata esclusivamente materia di formazione professionalizzante per la figura del RUP secondo gli standard nazionali ed internazionali con annessa verifica di apprendimento visto che viene prescritto espressamente la frequenza con profitto. Gli stessi standard non possono che fare riferimento in particolare alla norma UNI ISO 21500 (l’unica al momento definibile, come dal titolo, sia nazionale che internazionale) sia ad altri standard riconosciuti de facto sul mercato, promossi da associazioni di settore (quali PMBOK, ICB) o aventi analogo riconoscimento quali “metodi” più specifici (PRINCE2).
La materia quindi, in primis, ha conservato la natura sostanziale della sua innovativa introduzione derivata dalla manifestata necessità di enfatizzare le competenze di pianificazione e gestione dello sviluppo di specifici progetti, anche attraverso il coordinamento di tutte le risorse a disposizione, e gli interventi finalizzati ad assicurare l’unitarietà dell’intervento, il raggiungimento degli obiettivi nei tempi e nei costi previsti, la qualità della prestazione e il controllo dei rischi. Ma il RUP assomma tale competenze ad una moltitudine di altre specificità ben riassunte ai capitoli 5 e 6 delle citate LG n°3 del 2016 aggiornate al 2017 dall’ANAC.Per la prima volta, se si esclude una modesta citazione (allegato O) del Regolamento di attuazione D.P.R. 207/2010 ora in parte abolito, con l’avvento delle LG n°3 del 2016, di attuazione del D.lgs. 18 aprile 2016 n°50, poi aggiornate al d.lgs. 56/2017 con deliberazione del Consiglio n. 1007 dell’11 ottobre 2017, la disciplina del project management è diventata protagonista per la figura del RUP; in particolare ora, nell’aggiornamento alle stesse, ha perso la veste formale di “qualifica” ed è diventata esclusivamente materia di formazione professionalizzante per la figura del RUP secondo gli standard nazionali ed internazionali con annessa verifica di apprendimento visto che viene prescritto espressamente la frequenza con profitto. Gli stessi standard non possono che fare riferimento in particolare alla norma UNI ISO 21500 (l’unica al momento definibile, come dal titolo, sia nazionale che internazionale) sia ad altri standard riconosciuti de facto sul mercato, promossi da associazioni di settore (quali PMBOK, ICB) o aventi analogo riconoscimento quali “metodi” più specifici (PRINCE2).
Quindi essa dovrà essere la materia fondamentale da elevare a condicio sine qua non per la formazione dei soggetti e consulenti a supporto del RUP, siano essi individuabili, in colleghi più competenti o in professionisti esterni. Ciò con particolare riferimento ai progetti complessi che lo stesso RUP dovrà affrontare con frequenza, visto che in tale novero rientrano i lavori caratterizzati da particolare complessità in relazione alla tipologia delle opere, all’utilizzo di materiali e componenti innovativi, alla esecuzione in luoghi che presentano difficoltà logistiche o particolari problematiche geotecniche, idrauliche, geologiche e ambientali come previsto nell’articolo 3 del Codice Contratti e che costituiscono un modello di appalto in cui il RUP deve appunto richiedere adeguato supporto per incrementare il successo del progetto, come è espressamente indicato nella normativa: ”Nel caso di appalti di particolare complessità in relazione all’opera da realizzare ovvero alla specificità della fornitura o del servizio, che richiedano necessariamente valutazioni e competenze altamente specialistiche, il responsabile unico del procedimento propone alla stazione appaltante di conferire appositi incarichi a supporto dell’intera procedura o di parte di essa, da individuare sin dai primi atti di gara” (D.lgs.50/2016 e s.m.i. Art.31 c.7).Per la prima volta, se si esclude una modesta citazione (allegato O) del Regolamento di attuazione D.P.R. 207/2010 ora in parte abolito, con l’avvento delle LG n°3 del 2016, di attuazione del D.lgs. 18 aprile 2016 n°50, poi aggiornate al d.lgs. 56/2017 con deliberazione del Consiglio n. 1007 dell’11 ottobre 2017, la disciplina del project management è diventata protagonista per la figura del RUP; in particolare ora, nell’aggiornamento alle stesse, ha perso la veste formale di “qualifica” ed è diventata esclusivamente materia di formazione professionalizzante per la figura del RUP secondo gli standard nazionali ed internazionali con annessa verifica di apprendimento visto che viene prescritto espressamente la frequenza con profitto. Gli stessi standard non possono che fare riferimento in particolare alla norma UNI ISO 21500 (l’unica al momento definibile, come dal titolo, sia nazionale che internazionale) sia ad altri standard riconosciuti de facto sul mercato, promossi da associazioni di settore (quali PMBOK, ICB) o aventi analogo riconoscimento quali “metodi” più specifici (PRINCE2).
Ed è soprattutto qui che si intravedono nuovi possibili orizzonti professionali ed opportunità di lavoro quale “consulente” per la Pubblica Amministrazione che vuole realizzare lavori, servizi e forniture con adeguate competenze gestionali che mirino al successo dei progetti.
Ritenendo più in generale, che alla stessa figura di supporto al RUP e di “consulente” debba essere attribuito il significato di professionista che sia soprattutto un consulente di competenze hard-skill di project management manifestate tramite l’applicazione di tecniche e strumenti di PM per la pianificazione/esecuzione/controllo dell’appalto e che essenzialmente le Soft skill rimangono in capo al RUP-project manager!Per la prima volta, se si esclude una modesta citazione (allegato O) del Regolamento di attuazione D.P.R. 207/2010 ora in parte abolito, con l’avvento delle LG n°3 del 2016, di attuazione del D.lgs. 18 aprile 2016 n°50, poi aggiornate al d.lgs. 56/2017 con deliberazione del Consiglio n. 1007 dell’11 ottobre 2017, la disciplina del project management è diventata protagonista per la figura del RUP; in particolare ora, nell’aggiornamento alle stesse, ha perso la veste formale di “qualifica” ed è diventata esclusivamente materia di formazione professionalizzante per la figura del RUP secondo gli standard nazionali ed internazionali con annessa verifica di apprendimento visto che viene prescritto espressamente la frequenza con profitto. Gli stessi standard non possono che fare riferimento in particolare alla norma UNI ISO 21500 (l’unica al momento definibile, come dal titolo, sia nazionale che internazionale) sia ad altri standard riconosciuti de facto sul mercato, promossi da associazioni di settore (quali PMBOK, ICB) o aventi analogo riconoscimento quali “metodi” più specifici (PRINCE2).
Bisogna inoltre ricordare che, con la pubblicazione definitiva della Norma UNI 11648:2016, assumono finalmente significato sia il termine di “qualifica” sia quello di Certificazione delle competenze per la figura professionale del Project Manager, rilasciata da Organismi di Certificazione riconosciuti da ACCREDIA, che in generale attestano il possesso delle competenze richieste in conformità alle Norme UNI di riferimento. In Italia infatti hanno ormai valore effettivo le Certificazioni "di terza parte", cioè rilasciate solo da Organismi accreditati (in breve OdC), che attestano la conformità ai requisiti definiti nelle stesse norme tecniche UNI; e nello specifico per il project manager Norma UNI 11648:2016, mentre la stessa può in ogni caso costituire la base di altri percorsi di “qualificazione”, di cosiddetta “seconda parte”, interni ad esempio a specifiche organizzazioni.Per la prima volta, se si esclude una modesta citazione (allegato O) del Regolamento di attuazione D.P.R. 207/2010 ora in parte abolito, con l’avvento delle LG n°3 del 2016, di attuazione del D.lgs. 18 aprile 2016 n°50, poi aggiornate al d.lgs. 56/2017 con deliberazione del Consiglio n. 1007 dell’11 ottobre 2017, la disciplina del project management è diventata protagonista per la figura del RUP; in particolare ora, nell’aggiornamento alle stesse, ha perso la veste formale di “qualifica” ed è diventata esclusivamente materia di formazione professionalizzante per la figura del RUP secondo gli standard nazionali ed internazionali con annessa verifica di apprendimento visto che viene prescritto espressamente la frequenza con profitto. Gli stessi standard non possono che fare riferimento in particolare alla norma UNI ISO 21500 (l’unica al momento definibile, come dal titolo, sia nazionale che internazionale) sia ad altri standard riconosciuti de facto sul mercato, promossi da associazioni di settore (quali PMBOK, ICB) o aventi analogo riconoscimento quali “metodi” più specifici (PRINCE2).
In definitiva da un’analisi comparativa dei contenuti del recente aggiornamento delle Linee Guida ANAC n°3 di attuazione del D.Lgs.50/2016 e della annessa Relazione illustrativa è emerso quali sono i possibili riflessi sull’applicazione della disciplina del project management nel settore dei contratti pubblici in Italia, rilevando proprio nel bagaglio culturale formativo del RUP o in quello dei suoi consulenti competenti in materia un interessante campo di applicazione della materia che insegna come meglio gestire i progetti.
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